20 luglio 2009

Si riparte!

E’ giunto di nuovo, e quanto in fretta, il momento di preparare la borsa, le carte e i portolani, verificare il PC e l’Iridium, controllare l’inevitabile Check list, e preparasi mentalmente al prossimo mese da trascorrere su ZenZero, presumibilmente l’ultimo, considerato che ho l’intenzione di venderlo all’arrivo in Bretagna.

Si sta infatti avvicinando a grandi passi l’ultima tappa del mio giro dell’Atlantico .
Fra pochi giorni, dopo aver sistemato la barca, che ha subito qualche danno a Horta durante la mia latitanza (nel corso dello spostamento di pontile per lasciar posto ai Classe 40 della regata Les Sables-Horta-Les Sables, ma nulla di grave), partirò per un agognata crociera nell’Arcipelago delle Azzorre, in vacanza ma con l’intento di controllare e riprovare ogni strumento e attrezzatura, possibilmente di armare il famoso Code zero nuovo di pacca che ancora non ha potuto esprimersi appieno a causa della mancanza del “frullino” (ordinato a Le Marin e mai arrivato, ri-ordinato al mitico Mid Atlantic Yacht services di Horta e che dovrò montare ora), e poter partire con la massima tranquillità per la Bretagna il 10 agosto prossimo, dopo qualche regata locale nell’ambito della “Semana do mar" , grande festa del mare che ogni anno Horta organizza in queste date.
Quest’ultima tratta, leggermente più lunga della prima tappa della Transquadra, e che prevede nuovamente l’attraversamento del Golfo di Biscaglia con le sue immancabili sorprese, sarà percorsa ancora in regata: l’Atlantique Pogo 2009, riservata a soli Pogo, di cui farò evidentemente solo il rientro (il percorso prevede Vannes-Horta-Vannes), sempre in solitario.

L’evento, meno noto e meno mediatizzato della Transquadra, riunirà quest’anno purtroppo solo 8 Pogo 8.50, per diversi motivi, ma forse non da ultimo per l’assoluta assenza di un’organizzazione degna di questo nome.

Siamo stati viziati dall’efficienza delle “Chemises rouges” (organizzatori della Transquadra) ed è sconfortante la totale mancanza di comunicazione che stavolta dobbiamo deplorare: non so ancora neppure se sono effettivamente iscritta…

Tant’è: la traversata si preannuncia altrettanto impegnativa ed emozionante, le pilots ci promettono venti dal settore ovest (salvo il passaggio di depressioni) e poca corrente al traverso della rotta.

E conto di coronare questo indimenticabile giro dell’Atlantico con gli stessi risultati di quanto fatto sinora, più precisamente: arrivare senza rompere nulla di importante!

9 agosto 2009

Adios Horta


I fuochi d'artificio di chiusura di una magnifica Semana do Mar di Horta stanno rischiarando in questo momento una notte tranquilla e senza vento.

Ho vissuto queste due settimane e mezzo a Horta e dintorni come una vera vacanza, qualche giorno di crociera per rivedere isole conosciute e sempre molto belle, e molti giorni di quest'incredibile vita della marina di Horta.
Come sempre incontri inattesi, sorprendenti, lunghe serate a parlare di mare, di navigazione, dell'esperienza e del progetto di ognuno, giornate incredibilmente inconcludenti (ma tanto interessanti) a girare fra i pontili, visitare barche e chiaccherare in tutte le lingue.

Ma anche lavoro e preparazione della barca, controlli e ricontrolli, del sartiame in particolare, dopo l'arrivo dei 7 Pogo dell'Atlantique Pogo, 3 dei quali con seri problemi di sartie rotte.
In tutto questo sono anche riuscita a trovare spazio per partecipare a 3 regate della Semana do Mar, due sulla barca di Jean Pierre (il meccanico belga cui affido le mie barche quando passo da queste parti) e una su ZenZero, oggi, giorno precedente la partenza della tappa di rientro dell'Atlantique Pogo, occasione per provare un'ultima volta il funzionamento di tutto quanto.

Dalla premiazione di stasera torno con un enorme (e pesante...) trofeo, vinto sulla barca di Jean Pierre, nella regata 'delle donne', nella quale mi era stata affidata la barra (per regolamento, essendo la regata femminile).
La prova di oggi invece é andata mediamente: a bordo avevo due 'locali', campionicini di regate a triangolo e ben informati sui tranelli del Canale e un francese del comitato della nostra regata, ex proprietario di Pogo 8.50, altro 'esperto'.... che si spazientivano per la mia lentezza nelle manovre, finché ho spiegato loro che navigo al largo e in solitario, per cui la velocità nelle manovre é molto meno importante di un'esecuzione scevra di errori, che potrebbero far perdere molto più tempo o diventare irrecuperabili e pericolose in solitario lontani da tutto e tutti.

Domani, lunedì 10 agosto, alle 16.00 locali e UTC: partenza, qualche ora dopo l'orario inizialmente previsto, per dare la possibilità a Pogotine, arrivato solo ieri mattina, di riparare la crocetta e la sartia alta letteralmente perse sulla prima tappa.
La meteo non prevede molto vento nei giorni a venire e sembra ci sia da salire molto a nord per aggirare l'anticiclone posizionato sulla nostra rotta diretta.

Non sarà semplice giungere in tempo a Le Crouesty, porto di arrivo della regata, sito all'imboccatura del golfo del Morbihan, considerando che la chiusura della linea é fissata il 20 agosto sera, per poter procedere alla premiazione il sabato 22 a Vannes.

La notte è già ben avanzata, concludo qui per concedermi qualche ora di riposo all'asciutto e su una barca orizzontale e ferma, le ultime prima dell'arrivo in Francia e della conclusione del mio giro dell'Atlantico.

 

Buon vento a tutti, e ai Pogo 8.50 in particolare!

29 agosto 2009

Atlantique Pogo 2009 - Racconto

La partenza da Horta è stata rimandata di qualche ora su richiesta di tutti i partecipanti all’Atlantique Pogo, per permettere a Pogotine di finire la riparazione delle avarie subite sulla tratta Vannes-Horta e partire con noi. (aveva perso una crocetta e una sartia alta…).
Qualche ora in più è sempre benvenuta, malgrado sia qui da oltre 2 settimane c'è ancora qualche dettaglio da perfezionare, è vero che non si è mai pronti al 100%!
Sul pontile vengono in tanti per aiutarmi a mollare gli ormeggi: sono gli amici incontrati durante la mia lunga sosta a Horta, Thomas, Marc e Patrick, i tre navigatori solitari, Jean Pierre e Erminio, capitati a Horta anni fa e mai ripartiti, Armando capitano del porto, Irene, i vicini di pontile del Melody che ha disalberato e tanti altri; ognuno con la propria storia che mi porto appresso come ricordo e capitalizzo come esperienza, ognuno con il suo augurio, la sua stretta di mano amichevole, il suo abbraccio solidale. L’emozione è grande anche questa volta: un groppo alla gola mi costringe a liberare le cime in fretta e a partire, e, voltandomi indietro per salutare ancora un’ultima volta chi ha condiviso con me momenti così importanti, li vedo già piccoli sul pontile.

Taglio la linea di partenza per ultima, seguendo la mia solita politica di evitare collisioni, l’emozione mi ha un po’ confusa, ho preparato lo spi dalla parte sbagliata…… Ma lo spettacolo multicolore di 7 Pogo 8.50 sotto spi davanti a me è grandioso in questo giorno che sta già volgendo al termine.

ZenZero: siamo soli ormai, tu ed io di nuovo di fronte all’Oceano, 1'250 miglia da percorrere, su una rotta che qualche anno fa mi ha riservato brutte sorprese e lasciato un retrogusto di timore, con le incognite del Golfo di Biscaglia e i temporali di dopo-ferragosto, una traversata relativamente breve in distanza, ma che promette di essere lunga considerato l’anticiclone che si pone esattamente sulla nostra strada.

Non ho ancora deciso se passare a sud dell’anticiclone privilegiando una strada più breve ma di bolina, o scegliere la rotta a Nord, che senz’altro sarà più lunga ma con vento portante. Opterò in seguito per quest'ultima per evitare il forte vento da Nord-Est preannunciato nella zona di Cap Finisterre per quando presumibilmente sarei in quelle acque scegliendo la via del Sud: voglio evitare di dover tirare bordi contro vento e corrente in condizioni simili a quelle che ho incontrato dopo la partenza da St Nazaire

Seguono giornate torride, senz’aria, spesso con calma piatta totale e un mare che sembra uno specchio, salvo momenti di onda incrociata che rallentano ancor di più l’avanzamento. Spi sgonfio, prova di varie configurazioni di vele di prua, su e giù Code 5, Spi, Genova, spostamento di pesi: ogni miglio è guadagnato con estrema concentrazione e fatica, non si avanza e sembra di impazzire. Dopo 3 giorni non sono neppure a 200 miglia della partenza… Da piangere! Allungo la strada puntando a Nord (quando riesco a puntare da qualche parte…) per cercare di uscire da questa maledetta alta pressione. Mi manca crudelmente Pink, (il gennaker perso poco dopo la partenza da Madeira)

Mi pento di aver scelto la rotta a Nord, ovviamente adesso a Capo Finisterre non è più previsto vento forte, ma vedo che Noix de Coco, l’unico ad aver scelto di passare a Sud, sta lottando quanto noi per la mancanza d’aria, e comunque è troppo tardi per cambiare idea.
Sto accumulando ritardo, sono ormai il fanalino di coda, gli altri 6 sono più a Nord e sembra che abbiano vento, nei loro messaggi email parlano di planate, galoppate sotto spi, una punta di sospetto mi fa pensare che stiano abbellendo un po’ la realtà per far invidia agli altri….
Mentre passo ore a studiare la meteo, e, di nuovo, a litigare con Iridium che fa le bizze (interrompe la comunicazione durante la ricezione dei grib, e devo ricominciare da capo ripetutamente perdendo preziosi minuti di carta pre-pagata), sorge il dubbio sempre più persistente che non arriverò mai al traguardo nel tempo limite.

Maledico la regata, se fossi in trasferimento accenderei il motore per uscire da questa bolla, maledico il comitato di regata che per poter organizzare un aperitivo con il sindaco di Vannes ha anticipato di un giorno il tempo massimo per l'arrivo, maledico il pane che ammuffisce ed il formaggio che puzza, maledico Iridium, la sua inefficienza e la riserva di minuti che si sta assottigliando a vista d’occhio…

Mi sforzo di non cedere al tedio, allo scoraggiamento, al nervosismo, alla tentazione di accendere il motore, consolandomi con le numerose visite di delfini - di notte con la loro scia fosforescente sembrano ectoplasmi - le inarrestabili e magnifiche piogge di stelle cadenti, la lettura dei messaggi di Donatella che mi manda giochi per passare il tempo e notizie dal mondo (e mi chiede cosa sia un ectoplasma), e di tutti gli amici che sempre mi seguono e incoraggiano. (un po’ meno numerosi questa volta: la regata è meno importante della Transquadra, inoltre siamo in agosto e molti sono in vacanza, e soprattutto penso che ormai si sono abituati e non è più un evento che attraversi l’Atlantico in solitario, del resto non lo è più neppure per me….)

A poco a poco il tempo si guasta: cielo coperto e pioggerellina, le notti si fanno più fresche, ormai siamo a due coperte per dormire e cerata in pozzetto. E’ un bene per la cambusa, che stava soffrendo della mancanza di un frigo! Arriva anche il vento, finalmente! Si comincia a galoppare di nuovo, sotto spi al gran lasco, l’andatura preferita di ZenZero.

Sono talmente contenta che mi lascio prendere dall’entusiasmo, planate a 12 nodi con lo spi leggero, le miglia all’arrivo diminuiscono a vista d’occhio, resto ore alla barra per ritrovare sensazioni quasi dimenticate, ma ogni medaglia ha il suo rovescio: lascio lo spi leggero un po’ troppo a lungo per approfittare al massimo dell'aria che, lo so, mi mollerà di nuovo forse già stasera, e il vento è ormai rinforzato parecchio quando decido di ammainarlo: ecco che si arrotola sullo strallo, si avviluppa intorno al carica-alto del tangone, si impiglia nel va e vieni della calza, si gira e rigira mille volte, si stringe in un’inestricabile e magnifica caramella, come non ne ho mai viste in vita mia….. Un incubo di qualche minuto e 3 ore di paziente lavoro (costellato da colorite imprecazioni), rinunciando ad usare il coltello poiché presumo e spero di avere ancora bisogno di questa vela prima del traguardo.

Alzandosi di latitudine il traffico si fa più intenso, sono sempre più numerose le navi che dalla Manica si dirigono verso Panama o il Sud America e che incrociano la mia rotta. Il riflettore radar attivo (SeaMe) non funziona più, me ne ero accorta a Horta e Luc di Ti Punch (tecnico elettronico) ha cercato di rimetterlo in funzione, senza esito: ha preso l’acqua e le saldature della scheda sono irrimediabilmente ossidate. Dev’essere senz’altro ancora una conseguenza dell’ondata entrata sul tavolo da carteggio durante la traversata di andata, quella che aveva messo fuori uso il modem dell’Iridium. La scatola di controllo del riflettore radar attivo ha resistito un po’ di più del modem, ed ha funzionato ancora fino a Horta, ma il salino sulla scheda elettronica ha lavorato nei mesi di fermo alle Azzorre, quando il clima era molto umido, e ha fatto il danno. Dovrò stare particolarmente attenta adesso che sto arrivando nella zona di forte passaggio di navi. Per fortuna ho l’AIS che mi avvisa, ma devo tener conto che gli altri con molta probabilità non mi vedono sul loro radar.

Il riflettore tubolare standard, sistemato nell’alberatura come d’obbligo, ha una funzione puramente decorativa, con i sistemi automatici di monitoraggio radar i segnali deboli o non persistenti quali quelli delle nostre barchette, vengono infatti cancellati dallo schermo. Per migliorare la mia visibilità approfitto di un ennesimo momento di calma per organizzare un riflettore un po’ più efficace, soprattutto in vista del “binario” Ouessant-Capo Finisterre, vera e propria autostrada di navi. Con una ragnatela di cimette e sagolette installo il buon vecchio riflettore ottaedrico sul mezzo marinaio e fisso il tutto sul pulpito di poppa. Poco estetico ma dovrebbe funzionare!

(Le Special Offshore regulations ISAF, cui siamo sottoposti per le regate transatlantiche, impone di avere a bordo questo enorme riflettore, l’unico in grado di segnalare efficacemente la propria presenza, fra quelli “passivi” in commercio).

Ormai, dopo oltre 6 giorni dalla partenza, comincio a contare le miglia che mancano, invece di quelle già percorse, è segno che è passata la metà strada. Ho ancora dubbi di farcela entro il tempo massimo, ma se il vento tiene dovrei arrivare per tempo.
Purtroppo il margine di manovra si assottiglia sempre più a causa dei momenti ancora frequenti con poco o nessun vento, e difficilmente riesco a recuperare il tempo perso quando ridonda.

Pochi gli eventi di rilievo in questa sequenza di giorni tutti simili, costellati da manovre improbabili per far avanzare la barca, ritmo del sonno dettato dall’andamento del vento (dormo quando c’è vento sufficiente per affidare il governo al pilota automatico e non quando ho sonno), pasti svogliati e grigiore continuo.
Una primizia: l’uso in alto mare della carta di credito (che ho dovuto cercare in tutta la barca prima di ricordarmi che l’avevo messa nel Grab bag – la borsa da imbarcare sulla zattera in caso di abbandono della nave) per ordinare una nuova scheda per l’Iridium.
L’avvistamento di uno squalo è l’evento più inatteso: non ne avevo mai visti se non negli acquari. Balene invece nessuna, e ne sono particolarmente sollevata quando sento l’equipaggio di Pogotine (sempre loro!) raccontare dello spavento quando la barca si è fermata di colpo perché ne avevano tamponato una (senza danni per la barca, la balena, invece, non ha più dato notizie).
Mentre meno inattesa è il recupero di una bella cima di ormeggio, lunga diversi meri e piena di denti di cane, impigliatasi in un timone e scoperta andando a lavare la pentola a poppa.

Il passaggio del binario delle navi, ormai dopo nove giorni di navigazione e a un giorno di distanza dall’arrivo, è impressionante. Benché fortunatamente sia ancora giorno, c’è nebbia fitta e la visibilità è a momenti di soli 50 metri. L’allarme dell’AIS suona continuamente, sullo schermo si allineano due treni di navi, uno verso sud e l’altro verso nord, ben allineate e diligentemente tutte alla stessa velocità. Non ne ho mai viste così tante insieme, sembra un videogioco! (ma devo pur considerare che finora non avevo mai avuto un ricevitore AIS navigando in queste acque). Faccio lo slalom un po’ alla cieca per evitare quelle più vicine, le navi hanno velocità media sui 12 nodi, non velocissime, ma sono molto ravvicinate, ZenZero cerca un varco per passare, il più perpendicolarmente possibile al traffico, a 9 - 10 nodi; ci vorranno comunque oltre due ore per essere fuori pericolo di collisione. Ad un certo momento spunta dal nulla, vicinissima, una bellissima e pericolosissima barca a vela, inglese, di circa 20 metri, che va nella direzione opposta. Poggio decisamente e ci evitiamo per un soffio! C’è una sola persona in coperta che non dà nessun segno di voler manovrare per evitare la collisione, penso che non mi abbia neppure visto dietro il suo enorme Genova! Capisco che con questa nebbia l’equipaggio preferisca stare all’interno, ma avrebbe potuto stare un po’ più attento essendo oltretutto mure a sinistra!
Un po’ allarmata per questo incontro ravvicinato, scendo a controllare il radar, la barca appena incrociata, e ancora in vista, non si distingue quasi sullo schermo! In compenso vedo uno stranissimo segnale, come una nuvoletta sfuocata molto vicina e che mi gira intorno. Non riesco a capire cosa sia, sembra addirittura passare sopra (o sotto?) la mia posizione ma non vedo né sento nulla di strano. Di colpo si apre il cielo, un sole accecante ed un cielo limpidissimo mi illuminano sullo strano segnale: è un elicottero che gira e rigira sullo stesso punto, basso sull’acqua, con il cavo a penzoloni. Nessuna comunicazione sul canale 16 VHF, ma l’impressione è che si tratti della ricerca di un uomo a mare, tanto più che una nave (adesso le vedo anche a occhio nudo) sta girando attorno allo stesso punto. Mi conforta il vedere l’elicottero tornare poco dopo verso costa, e la nave, che seguo via AIS, riprendere la sua strada. Prudenza, prudenza, in mare non si è mai al riparo da incidenti!

E a proposito di prudenza, ora che mi avvicino alla costa e incrocio i primi pescatori, questa ultima notte sarà all’insegna della veglia continua. Oltretutto è previsto il passaggio di un fronte temporalesco; devo stare “in campana”, mi ha detto Gianfranco il mio meteorologo, confermato dal grib appena scaricato: sono previste raffiche fino a 35-40 nodi verso l’alba, e non posso permettermi di dormire sotto spi. Anzi per sicurezza lo ammaino quando sento i primi sintomi di stanchezza, lo rimetterò dopo il passaggio del fronte.

















L’alba dell’ultimo giorno si alza con un festival di colori dalle mille tonalità bretoni proprio al momento del passaggio del fronte: il cielo è coperto, il mare incrociato, il vento sostenuto (raffiche fino a 38 nodi). Ma devo affrettarmi, per giungere alla meta: c’è da passare la Teignouse (canale fra la penisola di Quiberon e Belle Ile) che è transitabile solo in favore o assenza di corrente.

Se arriverò troppo tardi (dopo le 16.30) non passerò, e dovrò aspettare all’ancora (o girando a vuoto) almeno 6 ore che la corrente giri, ciò che significherebbe mancare l’appuntamento col traguardo (tempo massimo alle 18.00), perdere la possibilità di risalire a Vannes (in fondo al golfo del Morbihan navigabile solo ad alta marea e in favore di corrente) insieme agli altri, e arrivare con un giorno di ritardo.
Ho notizie via email dapprima e sul VHF in seguito, della posizione degli altri. Il primo è arrivato stamattina, gli altri seguono scaglionati sull’arco della giornata. Siamo tutti al limite, io più degli altri….

Metto lo spi leggero anche se quello pesante sarebbe più adatto e parto per una memorabile corsa contro il tempo. Non mi stacco dal timone neppure per mangiare o andare in bagno, sfrutto ogni onda per planare, corro per non perdere il treno… ma il vento va calando, è previsto girare più a ovest, ciò che mi aiuterebbe a fare una rotta diretta sull'obiettivo, ma non gira, e sono costretta a fare un bordo quando sono in vista dell’Isola di Groix.

Ormai mi sento a casa, potrei continuare senza neppure guardare le carte, sono passata di qui neppure tanto tempo fa, ma questo non accelera la barca!

Alle 16.00, con un tempismo perfetto e insperato sono all’imboccatura della Teignouse, è il momento di stanca della marea, non c’è ancora corrente contraria, ma neppure a favore. Forza, ancora un’ora e sarà finita.

Ironia della sorte, torna il vento, 30 nodi sul naso, a poche centinaia di metri dalla linea dell’arrivo! Riduco la velatura concitatamente, il pozzetto è un groviglio di cime, ma non ho tempo di fare ordine, devo fare qualche bordo di bolina, evitando i numerosi bassi fondali, e già la corrente contraria si fa sentire impetuosa: l’arrivo è sempre uno stress e questa volta non è diverso….

Ore 17.15 taglio il traguardo, suona la sirena, liberatoria anche per il comitato che da stamattina sta sulla barca giuria e comincia ad essere un po’ impaziente. Ma non c’è neppure un secondo per rilassarsi, devo ancora andare fino a Vannes (un’ora e mezza contro corrente) prima della chiusura dela chiusa del porto.

Col motore al massimo dei giri (e oltre) e per fortuna col vento che cade completamente appena all’interno del Golfo, corro di nuovo, stavolta a motore, verso il pontile che mi permetterà finalmente di riposarmi, fare una doccia calda, e una cena come Dio comanda, in compagnia degli altri poghisti.

Pregusto l’arrivo e l’accoglienza festosa, che non manca mai in queste occasioni, il piacere di scambiare due parole con esseri umani dopo 10 giorni di solitudine, i racconti che ci terranno svegli tutta la notte malgrado la stanchezza, la spirito di amicizia e solidarietà che si manifesta ad ogni arrivo di traversata, soprattutto fra i solitari (eravamo 3 su 8 barche).

Ma già mi assale la nostalgia, malgrado quest’ultima tratta sia stata sofferta, lenta e scoraggiane in certi momenti, sento che sta terminando il grande sogno. Realizzato, sì, ma inesorabilmente finito.


1'327 miglia percorse in 10 giorni 1 ora e 15 minuti

Con la media di 5,5 nodi, tutto sommato onorevole considera l’alta percentuale di piatta avuta sulla traversata

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