13 aprile 2009

Considerazioni e bilanci dopo la 2a tappa della Transquadra

Da qualche settimana mi tormenta il fatto che questo blog è fermo... Mi sono quindi fatta coraggio per cercare di concludere i bilanci della seconda tappa della Transquadra, almeno prima di ripartire per la traversta di rientro!

Ho vissuto il periodo dopo l'arrivo in Martinica in modo contrastante:

Da un lato avevo l'impressione di aver concluso un programma a lungo preparato ed atteso, col sentimento che si prova alla conclusione di un esame importante o alla consegna di un progetto che ha coinvolto tutte le nostre forze e risorse per mesi, e il senso di vuoto che ne consegue: all'improvviso sembra non ci sia più nulla da fare!

Dall'altro la vita "civile" mi ha immediatamente fagocitato coi ritardi di lavoro e tutto quanto avevo rimandato "a dopo" da recuperare, e il senso di vuoto, nel quale avrei voluto anche crogiolarmi un po', è presto svanito lasciando posto ad un periodo molto impegnativo, come peraltro successo fra ogni tappa di tutto il percorso dall'acquisto di ZenZero.

Tuttavia ho raccolto le idee e inziato a presentare qualche commento alla traversata. Seguirà a breve, spero, ancora un articolo di conclusione che illustrerà anche aspetti meno tecnici, poi ripartirò per il rientro e inizierà una nuova fase di quest'avventura.

Di considerazioni e bilanci ho già scritto molto dopo la prima tappa, la seconda ha sostanzialmente confermato quanto già espresso, per cui ho accennato solo a ciò che è stato aggiunto, modificato o ha dato risultati diversi per la seconda.

 

Vedi le considerazioni e i bilanci della 2a tappa alla pagina Bilanci

3 maggio 2009

Sotto la pioggia

Piove, piove, piove di continuo a Le Marin come solo sa fare nei paesi tropicali..... Condizioni ideali per preparare ZenZero alla traversata di rientro!

Siamo 4 Pogo della Transquadra a rientrare alla Azzorre, tutti in equipqggio questa volta, con partenza prevista martedi' 5 maggio. Ma se continua a piovere così, sarà dura prepararsi e partire secondo programma.
La meteo ci promette 20 giorni di bolina......
Su ZenZero cerchiamo di stivare cibo e acqua per 3 ( Dario, Giorgio e la sottoscritta) per 20 giorni... non è facilissimo!

Il velaio deve ancora consegnarmi un Code 5 che ho ordinato due mesi e mezzo fa..... non si fa trovare, la vela è, forse, in Guadalupa.... se doveste passare da Le Marin evitate come la peste di dover farvi fare una vela, o controllare le vostre da North Sails.... pessimo servizio.....

Probabilmente non avrò più tempo di aggiornare questo blog prima di partire. Aggiornerò, come sempre, la nostra posizione ogni 24 ore, circa alle 12.00 UTC all'indirizzo: http://www.zen-zero.ch/posizione

A risentirci presto! nella speranza smetta di piovere e giri il vento!!!!!!!

13 giugno 2009

Horta

Il 27 maggio alle 03.00 UTC ZenZero era in banchina a Horta, oltre 22 giorni dopo la partenza dalla Martinica e quasi 20 giorni di navigazione, in gran parte di bolina. Pubblicazione del racconto prevista domani! per ora dovete accontentarvi della prova del nostro arrivo: il disegno sul molo a Horta! E' un rituale a cui si sottopongono con piacere tutti i navigatori che passano da questo porto, rinunciarvi porta male, si dice... Forse è il negozio di vernici che sta proprio sul porto che mette in giro certe voci, ma i marinai, si sa, sono superstiziosi......

 

 

14 giugno 2009

Traversata Le Marin - Horta - Racconto

Non proprio una passeggiata la traversata di rientro….. 12 giorni di bolina, 3 di piatta e 4 di spi, praticamente sempre mure a dritta: molta fatica, controvento, contromare, troppo numerosi su una barca così piccola, troppo sbandati, troppo bagnati con molto vento, troppo lenti quando Eolo se ne va in vacanza.
Ma anche, come sempre, momenti di gioia pura, di grandi emozioni, di amicizia e solidarietà…


Riprendo le parole di Giorgio: “Fantastica esperienza! Abbiamo avuto di tutto e di più e quei 21 giorni (e più) su Zenzero mi sono entrati con prepotenza nel DNA. Ogni tanto affiora qualche ricordo (i più forti: tenere la barra con forza 9 e il tuo "non far rovesciare la barca sennò siamo morti", le quattro ore di spinnakerata notturna fra i groppi col buon Dario che mi illuminava il windex, le risate, le strambate involontarie di Dario e conseguenti fioriti mugugni..., le albe, i tramonti, gli appuntamenti con i Pogo, les vacations di Laurent, il gasolio regalato per un pugno di birre, la fine delle sigarette con il catamarano fermato in pieno oceano, il rhum dell'arrivo e le successive 24 ore alcoliche, le nostre chiacchierate, ...)
ma sono solo una piccolissima parte di un repertorio d'emozioni e di un'avventura dove ho imparato tantissimo.”


Ai ricordi di Giorgio aggiungo le balene (una a 3 metri della barca!), le decine di delfini, le lunghe notti stellate, la stretta allo stomaco per decidere se partire in fuga o tentare di resistere ancora con 48 nodi di vento ed il mare bianco di schiuma, la preoccupazione di finire il gasolio durante le lunghe ore di piatta, le planate a 12 nodi, l’emozione di ritrovare Nitro il giorno successivo la tempesta, la magia di Horta, e potrei continuare per ore….. Ho ritrovato il ritmo della crociera, i suoi lati positivi, i suoi tempi rallentati e sottoinvelati, la pesca, la tranquillità del sonno quando qualcuno veglia.


4 Pogo alla partenza da Le Marin il 5 maggio, decisi a fare la traversata fino alle Azzorre insieme, dopo una settimana di preparativi e incontri con altre barche della Transquadra che affrontavano il rientro nello stesso periodo. Giorni molto piovosi, umidi, caldi, con l’ultima notte di temporali, frane e disastri vari a terra.

I Pogo alla partenza:

  • Ratafià, con Jean Denis, Damien e Guillaume
  • Pickwick, con Philippe e Daniel
  • Nitroglicerina, con Laurent e Philippe
  • ZenZero, con Cristina, Dario, e Giorgio

ZenZero èdecisamente sovrappeso con la cambusa per 3 persone per una trentina di giorni oltre alle 200 bottiglie di acqua stivate sul fondo della barca (non ci sono sentine né paglioli sul Pogo 8.50), il Code zero nuovo preso in sostituzione di Pink, (il gennaker perso subito dopo Madeira), ma che pesa molto di più ed è stivato con le altre vele sulla panchetta del quadrato, impedendone l'uso, il gasolio (120 l), gli effetti personali e 2 persone in più rispetto al programma della barca (senza contare che già dall'inizio non era leggerissimo causa attrezzi e pezzi di ricambio imbarcati). Non sarà molto performante, e soprattutto sarà scomodissimo vivere in 3 ...

Giornata decisamente brutta e poco invitante, questo martedì 5 maggio, data fissata per la partenza, con la ripetizione continua alla radio dell’ allarme “arancione” e delle notizie sulle alluvioni: l’equipaggio di Ratafià, ospite di amici a terra, ritarda all'appuntamento a causa della strada franata, spostiamo a mezzogiorno il briefing dei 4 Pogo sul pontile che ha visto il festoso arrivo della Transquadra e che ora è deserto sotto la pioggia.

La voglia di prendere il mare per scappare da questo vespaio, dimenticare la fatica dei preparativi, le frustrazioni per i lavori non eseguiti bene in cantiere, le attrezzature ordinate da tempo non arrivate, l'insopportabile umidità del luogo e finalmente iniziare questa traversata a lungo immaginata, ha il sopravvento.

La decisione, presa a maggioranza (ma non all’unanimità) di costeggiare le isole Caraibiche da sottovento per avere meno mare nelle prime ore ci era sembrata saggia, da giorni soffia un vento superiore ai 30 nodi da est alzando un mare molto grosso, ma l’enorme quantità di rifiuti di ogni tipo (compresi frigoriferi) portati a mare dai fiumi in piena ci fanno cambiare idea la sera stessa: a Nord della Martinica tentiamo il passaggio in Atlantico, a notte ormai fonda.

Un malinteso, la ricezione VHF non chiara, o la voglia dei ragazzi di Ratafià (tutti molto giovani) di strafare dividono il gruppo da subito: loro continuano in Atlantico sfidando un mare di prua con onde di 5 m, noi altri 3 desistiamo e torniamo sottovento alle isole. Le nostre strade sono già inesorabilmente divise: ci ritroveremo solo a Horta.

Il secondo giorno, con la meteo invariata ed il mare sempre grosso decidiamo di fermarci ad Antigua e riposare gli equipaggi, in parte già stremati dal mal di mare (non su ZenZero!), e aspettare un calo del vento.
Ma sulla chiamata di Pickwick cambiamo idea: “c’è una bella baia a nord della Guadalupa, andiamo lì a dar fondo, chi ce lo fa fare di navigare in queste condizioni ancora 5-6 ore, arrivare di notte in un posto che non conosciamo e che non è facilissimo d’accesso?"

L’Anse Deshaies ci accoglie per due notti insieme a molte altre barche che hanno preso la stessa decisione. Giornata di riposo alla fonda, incontro con Tawara (SunOdissey 52 sul quale Hervé naviga spesso in solitario e diretto anche lui alle Azzorre), cena in un super ristorante di lusso trovato su internet a distanza da Géraldine (nostra assistente da Parigi).

Pensando di finire in un ristorantino-baracca sul lungomare arriviamo in bermuda e maglietta sporca, qualcuno addirittura senza scarpe… per gustare le aragoste locali prima dei 20 giorni di cucina precaria che ci aspettano.

Partenza, questa volta definitiva dei 3 Pogo in linea di fila l’8 maggio al mattino, con vento e mare che sembrano calati un po’, 25 nodi da Est, mare ancora molto mosso in Atlantico.
Andiamo a nord-nord-est, qualche groppo, ma fa caldo e non indossiamo neppure la cerata per non bagnarla….

Bolina, bolina, bolina per 6 giorni interminabili, barca sbandata, bagnata, difficile cucinare, dormire, vestiti appesi ovunque nell’inutile tentativo di farli asciugare, stanchezza e mugugni, rincorse o lunghe attese per restare insieme agli altri 2 Pogo (chi stringe di più chi meno per non picchiare troppo su questo mare incrociato), collegamenti radio stabiliti alle 10 e alle 22, ricongiungimenti dopo ore…ma piano piano troviamo il ritmo giusto e riusciamo a navigare quasi sempre a vista, sempre speranzosi in un calo e un cambiamento di direzione del vento.

Qualche ora di spi l’ottavo giorno ci ridanno gusto alla vela, ma Pickwick rompe il diabolo (snodo fra la barra di congiunzione dei 2 timoni). Manovra di assistenza (ZenZero ha 2 diabolo di rispetto) e riparazione. Fine dello spi: accidenti il vento è girato!

Seguono due giorni di temporali e la nostra centralina del vento si spegne per sempre, altre volte si era ripresa ma questa volta niente da fare. Ne ho una di rispetto (me l’aveva detto la Signora Clara della NKE Italia che la centralina era sensibile ai fulmini!) ma non ho intenzione di salire in testa a cambiarla con questo mare agitato, continueremo con il pilota con solo la modalità bussola e il Windex (segnavento meccanico in testa d'albero).

Procediamo col bordo che ci porta a Nord Est dapprima, quasi in rotta diretta, ma poi sempre più Nord, sempre mure a dritta, per prendere il lembo inferiore di una depressione che ci annunciano stazionaria e in calo e che potrebbe darci un po’ di vento portante per qualche ora. Siamo preoccupati di non avere abbastanza gasolio per attraversare le piatte dell’anticiclone che ci aspettano più in là, ogni miglio a vela è un miglio guadagnato!

Purtroppo la meteorologia è una scienza tutt’altro che esatta: la depressione si sposta a sud, e si rinforza. I 25 nodi promessi da ovest si trasformano in un colpo di vento da sud a 40-45 nodi con un raffiche registrate da Nitro a 48 nodi. Presi dalle riduzioni di velatura e concentrati per non traversare la barca all’onda (mi torna in mente con una certa preoccupazione il resoconto di Yum, Pogo 8.50 capovolto da un’onda con soli 35 nodi e mai più raddrizzato) e a causa della visibilità ridotta dagli spruzzi perdiamo di vista gli altri, anche loro in modalità “sopravvivenza”. Per ora l’importante è evitare di cadere da un’onda per salvaguardare l’albero, e soprattutto non traversarsi al mare. Fin quando è possibile risaliamo contro il mare, per avere l’onda al mascone. Turni ridotti a un’ora in cui si deve stare al timone con concentrazione e forza fisica, bagnati fradici anche all’interno della barca dove l’acqua entra a secchiate. La parola "asciutto" da giorni e giorni non ha più alcun significato per noi.

Ma quando dobbiamo ammainare la randa perché ridotta a 3 mani è ancora troppo, con sola tormentina non possiamo più risalire. La fuga con vento e mare di poppa sembra essere la soluzione da adottare, ma questo ci farebbe restare più a lungo nella depressione. Tentiamo di affrontare il mare ancora di prua con l’aiuto del motore. Una previsione ci dà un calo stasera, un’altra domani sera. Non abbiamo abbastanza gasolio per contrastare vento e mare fino a domani sera, e avere riserve per proseguire nelle piatte che ci attendono in seguito, ma per ora cerchiamo di uscire da questo finimondo, stanotte se non cala vedremo di adottare un’altra strategia.

E dire che ce la siamo cercata questa depressione!!!!!

La fortuna ci assiste ancora una volta: al calar della notte siamo fuori, ci aspettano ancora groppi, ma niente in confronto alla giornata trascorsa, proseguiamo a velatura ridotta sino al mattino, in contatto VHF con Nitro che è un po’ più avanti, mentre Pickwick, partito in fuga, si trova molto più a nord e possiamo comunicare solo via email. Tutto bene quel che finisce bene: Pickwick, oltre ad aver strappato la randa (ma ne ha una di rispetto) scoprirà all’arrivo a Horta di aver rotto una sartia.

Ratafià, col quale siamo sempre in contatto email, è andato parecchio più a nord di noi ed è entrato nella depressione molto più profondamente e a lungo, restando molto invelato. Oltre ad aver strappato la randa (anche loro!) all’arrivo a Horta troverà la piastra di fissaggio dello strallo in coperta dissaldata con la vetroresina intorno fessurata in modo preoccupante e due sartie rotte, che costringeranno l’equipaggio al ritorno a casa in aereo.

Ritroviamo Nitro la sera successiva, dopo un altro giorno di bolina durante il quale siamo un po’ riluttanti a rimettere troppa tela. Controlliamo il livello del gasolio: ne abbiamo consumato sinora 50 l, ce ne restano 70, quasi 250 miglia se procediamo a giri bassi (1'400 g/m ad una velocità di 3-3,5 nodi). Nitro ne ha meno di 50 l, ma finché stiamo insieme possiamo aiutarci. Pickwick rinuncia al ricongiungimento, dovrebbe tornare a sud, e se il vento girasse come previsto, significherebbe un ritorno indietro.

Un altro giorno di bolina, calmo e soleggiato fa tornare il sorriso sui visi un po’ stanchi, si riesce quasi a far asciugare i vestiti, ma per rimettere la barca in uno stato decoroso dovremo aspettare ancor qualche giorno.

Poi spi, finalmente! Senza gli strumenti del vento di notte non è semplicissimo tenere lo spi, evitare straorzate e a volte qualche strambata indesiderata (il freno di boma si rivela indispensabile per evitare danni!). La notte è senza luna ormai, del resto il cielo è coperto, e si fanno alcuni turni in due, con Dario che tiene una luce puntata sul Windex e Giorgio concentratissimo al timone.

Poi il vento cala, per due tre giorni alterniamo spi e motore, avanzando ad una desolante velocità fra i 2 e i 4 nodi, e mai in rotta su Horta quando avanziamo a vela.

Spuntano impazienza e noia, la Settimana Enigmistica di Giorgio, risolta in gruppo, è ormai consunta da tempo, conosciamo a memoria la guida delle Azzorre, compresi i N di telefono dei ristoranti, a furia di dormire neppure più Dario ha sonno: inutile tentare di ingannare il tempo dormendo, la pesca non dà nessun risultato, non possiamo neppure consolarci mangiando bene…

Per risparmiare gasolio tentiamo di rimorchiare Nitro, ma a conti fatti il rimorchiatore consuma più del doppio che se fosse da solo, rinunciamo e ritentiamo lo spi ma il seguire ogni minimo refolo di vento con lo spi è estenuante, sotto il sole che di giorno è ancora molto caldo, mentre di notte è impensabile e dobbiamo affidarci per forza a mister Volvo Penta.

A 300 miglia dall’arrivo iniziamo a vedere altre barche, alcune ben rifornite di gasolio ci sorpassano a motore a gran velocità, altre arrancano a vela come noi, tutte dirette a Horta.

Una chiamata sul VHF di Mirna (Elan 40 Danese) chiede gasolio a tutte le barche di passaggio.
La solidarietà in mare è uno dei principi base: abbiamo gasolio, poco, ma possiamo sacrificare la nostra riserva “speciale”, quella per il caso estremo di piatta fino all’arrivo. 7 litri, non sono molti per loro, sono oltre 25 miglia per noi, e valgono oro, qui a 250 miglia dal primo benzinaio.

Ci danno in cambio 6 birre di pessima marca e per di più calde (pur avendoci promesso rum)…. Il prezzo del gasolio dev’essere crollato durante la nostra assenza dal mondo civile! Scopriremo poi che Mirna è stata rifornita da molte altre barche, pensiamo siano partiti senza gasolio, loro che avrebbero spazio per stivarne ettolitri, contando sul buon cuore degli altri, e questa mancanza di previdenza o eccesso di parsimonia ci fa un po’ rabbia, tanto più che a Horta Mirna ci ridarà la nostra tanica facendocela trovare in pozzetto...vuota!

Dario è disperato, aveva sperato Mirna avesse qualche sigaretta, le sue sono finite…ma i danesi sono salutisti e la risposta è negativa….. Si organizzerà per chiamare per radio un catamarano di passaggio al largo (lui che non usa mai la radio...) per farsi dare 2 pacchetti contro una bottiglia di vino.

Ma la piatta ha anche i suoi lati positivi: oltre a riposarci ed ad asciugarci, ci concediamo un bagno in pieno Atlantico, con l’acqua a 17 gradi e 3'000 metri sotto…. era necessario lavarci un po’….
Vediamo anche delle balene, 3 molto vicine, una delle quali ha girato intorno alla barca curiosa diverse volte, una addirittura a pochissimi metri dalla nostra falchetta (Dario e Giorgio giurano che fosse a 3 metri!). Anche i delfini non mancano: se finora ne avevamo visti pochissimi, ora si accalcano a decine davanti alla nostra prua: è sempre uno spettacolo grandioso!

Purtroppo sempre più spesso vediamo anche i vari rifiuti della nostra civiltà, il mare è costellato di oggetti galleggianti di ogni tipo: reti, grovigli di cime, parabordi, bottiglie e bidoni sono i più frequenti, ma abbiamo visto anche un tubo catodico….
L’altra notte Nitro ha incocciato in un oggetto non identificato. Dapprima ha pensato fosse una tartaruga. Danni all’interno non ne ha rilevati, ma poi a Horta scendendo in acqua per controllare, ha trovato la pinna della chiglia letteralmente scoppiata (solo il rivestimento fortunatamente) e ha dovuto alare la barca per riparare, dovendo rimandare la partenza per la Francia di un paio di giorni.

L’ultimo giorno Eolo ci fa un regalo, un bel venticello via via più sostenuto ci dà l’ultima spinta per arrivare a Horta (ovviamente di bolina!). Sin dall’alba scrutiamo l’orizzonte per vedere Pico, il vulcano dell'omonima isola a un tiro di schioppo della nostra meta, ma niente da fare! Il cielo è coperto, la visibilità è ridotta e vedremo le luci di Horta solo quando saremo ormai a ridosso dell’isola di Faial.





















Alle 3 del mattino del 27 maggio ormeggiamo, accoppiati a Nitro in quarta fila, su una banchina affollatissima di barche: finché non passeranno le depressioni attese per i prossimi giorni, nessuno si muoverà, mentre continuano ad arrivare barche nuove. ZenZero dovrà aspettare una settimana per avere un posto al pontile, dove resterà fino a fine luglio.

Seguono alcuni giorni di “decompressione”, le visite al Peter’s Café Sport non si contano, i ristorantini per compensare subito la perdita di peso dell’equipaggio neppure, ma sono soprattutto gli innumerevoli incontri con navigatori di ogni tipo, ognuno con la sua barca, la sua storia, il suo progetto, che rendono questo luogo unico e magico. Si reincontrano visi conosciuti, barche già viste, amici di amici (il mondo è proprio piccolo!), si stringe amicizia con nuovi personaggi, si condividono esperienze e racconti: il popolo del mare è qui, che condivide la stessa passione, lo stesso amore, la stessa vita.


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2'688 faticosissime miglia, e non ci siamo sbranati!

 

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