13 aprile 2009

Considerazioni e bilanci dopo la 2a tappa - Confort e salute

Confort

Il Pogo 8.50 non è propriamente una barca confortevole, ma almeno si riesce a stare in piedi all'interno!
La mancanza di un sedile per il navigatore si fa crudelmente sentire quando si deve passare un po' di tempo al tavolo da carteggio, aggrappandosi, contorcendosi, e cercando le posizioni più strane per mantenere un certo equilibrio, particolarmente quando il tavolo è sopravvento.
Si finisce col preferire la posizione in ginocchio, salvaguardando i menischi con un cuscino...

Dopo oltre 10'000 miglia mi sono finalmente decisa, all'arrivo in Martinica, a comperare un paio di ginocchiere per il rientro.
Non solo per carteggiare, infatti la piccolezza della barca costringe a fare ogni manovra in ginocchio, e se c'è un po' di mare, anche gli spostamenti in coperta devo essere fatti "strisciando". Vedremo se questi accessori salvagarderanno un po' pantaloni e ginocchia....

La barca è costantemente bagnata, anche nelle andature portanti gli spruzzi passano sopra la coperta, arrivando fino in poppa, per la gioia del timoniere... Difficile restare asciutti per più di 5 minuti, anche quando non piove...
E' quindi essenziale la capottina, che almeno evita di far entrare la maggior parte dell'acqua sottocoperta.

Un'altra particolaritâ di questo tipo di barca, rispetto a barche da crociera, è l'incessante frastuono all'interno. Non avendo alcun rivestimento che possa attutire il rumore dell'acqua sullo scafo, dei colpi quando c'è mare, e dell'attrezzatura stessa, l'ambiente fonico è alquanto animato e quanto di più simile ad una lavatrice durante il ciclo di centrifugazione. Dopo qualche miglio si comincia a riconscere ogni suono, a capire la velocitâ della barca interpretando il rumore dello scafo, e, dopo aver temuto i primi tempi che la barca esplodesse, ci si abitua e ci si compiace di poterla sentire viva e ben regolata anche stando distesi in cuccetta.


 

Salute

Sulla prima tappa praticamente nulla da segnalare se non escoriazioni alle mani (causa ore e ore di cucito delle vele...) e molto fastidio dato dagli occhiali.

Nei primi giorni della seconda tappa ho sofferto un po' del raffreddamento preso a Madeira prima della partenza, nel corso di una simpatica ma ventosa visita turistica sulle alture dell'isola (c'era la neve!).
Sono stata in dubbio se bloccare sul nascere con una massiccia dose di antibiotici quello che sembrava un'influenza, ma ho confidato nell'aria del mare. Tutto è tornato alla normalità in pochi giorni, con l'aiuto di vitamine, té con miele e molto sonno.

Più noioso è stato l'insorgere, col tempo, di un forte mal di schiena e del ritorno del mal idi spalla, ormai cronico, esasperato dalla scomodità della cuccetta del quadrato (troppo stretta per i miei gusti e la mia mole) e dall'umidità.
Mi sono curata con massaggi all'olio di Tea Three, e quando questo non bastava, con antidolorifici ingeriti a manciate....

All'arrivo ho sfruttato l'assistenza del chiropratico messo a disposizione dall'organizzazione. Se qualcuno ha pensato (bene) di predisporre questo servizio, significa che all'arrivo di una traversata (soprattutto se i partecipanti sono di una certa età come alla Transquadra) è prevedibile ci sia la necessità di una consultazione. Infatti c'era la fila!
Risultato: due vertebre spostate e le cervicali bloccate. Tutto questo dovuto alle ore passate al timone, quasi sempre sullo stesso bordo, con la testa girata a guardare lo spi....

La barca, soprattutto se piccola e scomoda non è molto salutare per la colonna vertebrale, soprattutto se non si hanno più vent'anni.....

Nessun altro problema di salute da segnalare per quanto riguarda l'equipaggio di ZenZero. Sono stata ben attenta costantemente, molto più del solito, a evitare movimenti azzardati e situazione di rischio ferimento. Al largo un incidente che a casa sarebbe banale può trasformarsi in un grosso problema... e la consistente farmacia di bordo, preparata da Beppe è rimasta praticamente intonsa.

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